con la morte a paro a paro
Quando più aspra in guerra
Infuria la battaglia
Quando più forte crepita
Sul fronte la mitraglia;
Se segna il passo il fante,
Se sostano i carristi,
Ci mandano a chiamare: chi?
Noi, Paracadutisti!
Siam cento, cento e cento
Tutti forti, arditi e sani,
Un po' pazzi, un po' poeti.
Ma il fior degli Italiani.
Veniamo da lontano
Per vie arcane e belle
Volando nella notte,
Ci guidano le stelle.
Nell'alba colorata
Di luci lievi e tristi,
Scendiamo giù dal cielo: chi?
Noi, Paracadutisti!
C'è a chi piace far l'amore,
E a chi piace far denaro,
A noi piace far la guerra
Con la morte a paro paro.
Giungiamo da lontano
Qual folgore dall'alto
Spazzando ogni difesa,
Nell'ebbrezza dell'assalto;
Apriam la strada al fante,
Il valico ai carristi,
Diamo ali alla vittoria: chi?
Noi, Paracadutisti!
Siam cento, cento e cento
Tutti forti, arditi e sani,
Un po' pazzi, un po' poeti.
Ma il fior fior degli Italiani.
A chi cade combattendo
Dio concede in sorte bella
Di volare lieve lieve
Tra una nuvola e una stella.
In quell'angolo di cielo
Riservato a tutti noi,
Dove vivono in eterno
Santi, Martiri ed Eroi.
Composta dal Maggiore su musica del maestro Pettinato nel 1941. Il titolo è ripreso da un verso di "Canzone del Quarnaro" del vate Gabriele D'Annunzio.
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Trascrizione a cura di Luca Pellegrino